mercoledì 13 novembre 2019

Il tempo passa

E la pigrizia resta...

Secondo me è colpa della rete, sulla quale passo troppo tempo. Ma senza lasciare niente di costruttivo. Solo frammenti. Epperò, mica sono Saffo!

Frammenti che messi gli uni sugli altri non ricostruiscono una vita, la mia, o una parte della mia vita. Questi frammenti, quando ricomposti, lasciano sul tavolo un'immagine che non vuol dire quasi nulla. O meglio, vuol dire poco, e soltanto a me stesso.
Non mi basta.

giovedì 1 agosto 2019

#4

Un po' di aggiornamenti (non che abbia letto così tanto, ahimé).
Questo è uno spy-story, in pieno stile Le Carré.
C'è una ragazza molto di sinistra che fa l'attrice e che viene cooptata dai servizi segreti israeliani per braccare un terrorista palestinese.
Diciamo che non è invecchiato benissimo. Dalla sua c'è che non riporta in maniera manichea buoni e cattivi, tutt'altro. Forse un po' lento. L'ho letto dopo aver visto una bella miniserie "The Night Manager" tratta da un romanzo del nostro.


lunedì 25 febbraio 2019

#3

Erano milioni di anni che non leggevo un libro di poesie "integralmente".
La poesia mi ha sempre un po' infastidito racchiusa nelle antologie. La preferisco nella sua versione quantistica in giro per il web, o citata da altri.

Questo piccolo canzoniere di Mari ha senz'altro il merito di rinverdire il genere della poesia trobadorica, infarcendolo di "postmoderno". Comicità, citazioni filmiche, iperboli. Sicuramente Mari non riprende lo stile di Petrarca. Forse avrei dato una maggiore organicità, inserendo delle fasi più precise di questa love story con Lady Hawke. Su cento poesie di "felici" ce ne saranno tre. Vabbè la sfiga, ma l'arte deve migliorare la vita, n'est pas?


sabato 23 febbraio 2019

#2

E' la prima opera romanzesca di Tiziano Sclavi che abbia letto. Me l'ha passata la mia compagna, dicendomi che mi sarei fatto delle grandi risate.

In effetti è un libro straordinario, pieno di umanità e di idee interessanti. Si capisce ad esempio perché molti anni dopo Sclavi abbia scritto un albo di Dylan Dog completamente dedicato all'alcolismo.
La storia verte su alcuni personaggi, tutti redattori di una fantomatica casa editrice milanese di fumetti (chiaramente la Bonelli). Tra idiosincrasie, problemi con le donne, problemi con i soldi, e problemi con l'alcool, questa amena brigata cerca di tirare avanti facendosi forza l'uno con l'altro.

Se avete dubbi su chi sia il padre delle battute di Groucho, beh qua dentro ne troverete delle belle.
Consigliatissimo.


[la foto è dal blog www.marcozangari.it]


#1

Il primo libro di quest'anno è stata questa bellissima intervista fatta da un giornalista francese a Sergio Leone qualche tempo prima che inopinatamente ci lasciasse per sempre ad appena 60 anni.

Di diverse cose trascritte nel libro abbiamo solamente la sua versione e, come dire, manca il contraddittorio. Ma sul suo racconto autobiografico quand'anche avesse esagerato ce ne importa il giusto.

Emergono degli aspetti della carriera di Leone abbastanza sorprendenti - ad esempio la lunghissima gavetta e il legame con grandi registi hollywoodiani - ed è particolarmente bella la parte in cui fa l'aiuto regista per mezza Italia.

Leone è, assieme a Truffaut, il regista più importante della mia vita. Il regista che più di altri mi ha influenzato negli anni "giusti". Kubrick e Bergman non gli furono certo inferiori, ma Leone ebbe questo gusto per l'epica e per il mito "omerico" che hanno trovato terreno fertilissimo durante la mia adolescenza.

venerdì 4 gennaio 2019

Pedagogia

Difficilmente in una classe di 20-25 alunni mancherà un essere affine al docente. Certo, quando sono bambini di 6-11 anni, è più un'intuizione, una proiezione, che da insegnante immagini o disegni sul futuro del tuo allievo.
Però è un sentire forte, e la separazione forzata è quasi un lutto.
Per come è congegnato il sistema scolastico, il tuo percorso si interrompe e lasci lo studente in altre mani. Nel 99% dei casi, ciò è bene. Perché altrimenti la figura del docente soprattutto in età "fragile" come la preadolescenza e poi l'adolescenza diventerebbe ingombrante.
Ma raramente, in quell'unico punto percentuale, questo distacco arriva nel momento sbagliato.

E' successo a me, qualche tempo fa.
Un alunno che ho avuto per appena 2 anni. Sufficienti però perché si creasse un rapporto molto forte, stimolante per entrambi. L'idea di "perderlo" sul più bello mi è parsa inaccettabile.
Avevo ancora tantissimo da poter dare a quest'allievo (e non tanto in termini di nozioni).
Alla fine dell'ultimo anno ne parlo un po' con lui, poi con i genitori. Il piano è: quando il bimbo avrà voglia, verrà da me, e lavoreremo per vie poco seguite nella scuola tradizionale. Gratis, ovviamente.

La famiglia felicissima. Un onore. Grazie, grazie. Troppo gentile.

Non ho più rivisto il mio studente.

Ho scoperto poi, in questi giorni, che i genitori avevano avuto paura per il figlio.
Paura delle indiscrezioni (andare a casa dell'ex maestro)? Paura delle mie intenzioni sul bimbo? Paura di me?

Un'occasione sprecata, alla fine dei conti. E non penso di essere stato io a rimetterci.

Fa riflettere, comunque. I pregiudizi sono sempre potenti, ed è difficile combatterli senza strumenti adeguati.
E il mondo della scuola, docenti compresi, è ipersensibile ai pregiudizi.
Un docente che dichiarasse la propria omosessualità sarebbe condannato ad una vita di estrema infelicità. A scuola, per la maggior parte delle volte, la violenza esplode senza spargimento di sangue. Come nel romanzo di Edith Wharton. Ma quanto fa male, quanto fa male!

Quella che poteva diventare un'occasione speciale, unica, di apprendimento è stata gettata alle ortiche perché a dispetto della stima e della fiducia espressemi per due anni, sarei potuto essere un docente perverso se non pervertito.